Alcune cose che non sai sui gatti

Alcune cose che non sai sui gatti

 

Leggenda della “M”

Una leggenda (cristiana) dice che fu la Madonna stessa a regalare a questi gatti il segno particolare che ricorda il suo nome.
Si narra infatti che, nella stalla di Betlemme, oltre al bue e all´asinello ci fosse anche una grossa gatta tigrata gravida che, proprio in quella santa notte, diede alla luce i suoi cuccioli. Subito dopo aver dato le prime cure ai piccoli, la gatta si avvicinò alla mangiatoia e, con la sua morbida pelliccia, contribuì a riscaldare il piccolo Gesù. Per ringraziarla,la Madonna regalò a questa micia ( e a tutti i gatti tigrati) il caratteristico segno sulla fronte in ricordo del suo nome.

Il nekomata (猫又”gatto a due code”)

 

Il nekomata (猫又”gatto a due code”)è uno yōkai, una creatura soprannaturale della mitologia giapponese evolutasi da un gatto e caratterizzata dalla presenza di una coda biforcuta o addirittura di una seconda coda e dalla capacità di camminare sulle zampe posteriori.

Un gatto si era innamorato di una splendida giovinetta

Un gatto si era innamorato di una splendida giovinetta; egli pregò Morgana di trasformarlo in un uomo. La Fata provò pietà per la sua passione amorosa e lo trasformò in un affascinante fanciullo. Come la giovinetta lo vide, se ne innamorò e lo portò a casa sua. Mentre se ne stava sdraiato sul letto, Morgana volle sapere se il gatto avesse mutato con il corpo anche la sua indole e lasciò andare in mezzo alla stanza un topolino. Quello allora, dimenticandosi della situazione in cui si trovava, balzò giù dal letto, ma inciampò in una tenda della camera e il topo scomparse.
La Fata e Regina Morgana sorridendo gli tese la mano e accolse gli amanti nel suo Castello trasformandoli in cavaliere e dama.
fonte: leggende

bianco vs nero

Perché si dice che il gatto nero porti sfortuna?
La diceria che il gatto nero porti sfortuna ha origine nel Medioevo quando i gatti in genere erano considerati i diabolici compagni delle streghe, per la loro abitudine a uscire di notte. Quelli di colore nero inoltre, non molto visibili nell’oscurità, facevano imbizzarrire i cavalli e i cavallieri cadevano di sella. Da qui l’idea che portino sfortuna quando ci attraversano la strada. In realtà gli unici a rischiare sono i mici, che facilmente possono finire sotto le ruote di qualche automobilista poco attento. Nel 1233 papa Gregorio IX emanò la bolla Vox in Rama che è il primo documento ecclesiastico ufficiale che condanna il gatto nero. Papa Innocenzo VIII (1484-1492) scomunicò ufficialmente tutti i gatti. Nella sua bolla papale Summis desiderantes, emanata nel 1484, istigò misure molto severe nei confronti di maghi e streghe in Germania; i principi da lui enunciati vennero in seguito incorporati nel famoso Malleus Maleficarum (noto anche con il nome di Martello delle Streghe), il libro più ignobile utilizzato dalla Santa Inquisizione. Pubblicato per la prima volta nel 1486 in esso vi erano elencati tutti i sintomi e le caratteristiche che bastavano per far sospettare una donna di stregoneria.
Il gatto era adorato in Egitto (dea Bastet) e considerato sacro e inviolabile in India (dea Sasti). In Arabia i gatti sono sacri fin dal VI° secolo e sappiamo che Maometto amava i gatti, in particolare la sua Muezza e sembra, inoltre, che i Templari abbiano portato in occidente il certosino perchè rimasti affascinati. Etruschi, Romani e Greci apprezzavano il gatto per la sua dote di abile cacciatore di topi e non solo. In generale, prima della caccia alle streghe nel Medioevo, il gatto era utilizzato e benvoluto da tutti i popoli.

Quasi tutte le culture possono vantare dei gatti archetipo, profani e mistici allo stesso tempo ma sicuramente positivi a differenza degli archetipi più conosciuti a livello popolare che parlano di sfortuna, tenebre. Il gatto archetipo è un animale quasi soprannaturale e l’uomo fin dall’antichità ha osservato i gatti per ricevere una sorta di guida spirituale. (Hausman).
Adesso in piena civiltà evoluta, ci sono degli esseri umani (chiamarli persone mi sembra eccessivo) che fanno del male volontariamente ai gatti neri investendoli con l’auto o, peggio, torturandoli.

Il gatto porta fortuna

Gli antichi egizi furono i primi che diedero ai gatti (in particolare a quelli di colore nero) il ruolo di porta fortuna. Essi infatti sperimentarono che le famiglie che tenevano gatti in casa disponevano di una vita migliore.
Nell’Islam tenere in casa un gatto è considerato meritorio e soccorrere un gatto bisognoso è un gesto apprezzato da Allah. Fare, invece, soffrire un gatto può portarti all’inferno.
Il Galles e la Cornovaglia in Gran Bretagna sono le zone in cui il gatto di colore nero è particolarmente amato. Il gatto nero è considerato fonte di fortuna in generale ed è anche di buon auspicio per i matrimoni. Ci sono tanti detti e credenze, risalenti perlopiù al Galles ottocentesco, che lo testimoniano:

Bacia il gatto nero
E ti farà grasso;
Bacia il gatto bianco
E ti farà magro.

(Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)

Qui addirittura è il gatto bianco con il suo aspetto spettrale a portare iella. Per una volta…

E’ segno di buona fortuna se un gatto nero ed estraneo entra in casa di chicchessia.
Se un gatto nero viene perduto, mille guai capiteranno alla famiglia.

(Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)

E’ buona cosa che un gatto nero entri in casa tua: per nessuna ragione deve essere scacciato.

(Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)

Quando il gatto di casa è nero
la ragazza senza amore non resterà davvero

(Donald Engels, Storia del gatto, p. 249)

Non c’è da meravigliarsi se le ragazze di York si maritano così presto,
tutti sanno che cosa può fare un buon gatto nero

(Donald Engels, Storia del gatto, p. 249)

Originaria del sud della Francia, ma diffusa anche in Inghilterra, è l’antica leggenda del Matagot. Il Matagot è uno spirito che prendeva la forma di un gatto randagio di colore nero e che vagava in cerca di padrone. Questo gatto poteva portare tanta fortuna ma bisognava trattarlo molto bene. La leggenda diceva che per propiziarselo bisognava offrirgli del pollo arrosto e poi farlo entrare in casa. Se il Matagot riceveva il primo boccone di cibo proveniente dalla stesso piatto del padrone ad ogni pasto, avrebbe fatto apparire delle monete d’oro ogni mattina.
In poche parole :”Amate gli animali che siano Rossi, bianchi o Neri o chi che sia… NON SIATE RAZZISTI!

ll Gatto con gli stivali

Sono davvero molte le fiabe di gatti come protagonisti, ma forse la più famosa di tutte è quella del Gatto con gli Stivali, scritta da Charles Perrault e ispirata a un racconto popolare, le cui diverse versioni possono aver tratto spunto dallo spirito del grano, visto che il micio apparteneva a un mugnaio.
Comunque, la versione scritta più antica di questa fiaba proviene dal Veneto e riferisce le avventure di uno scaltro gatto che portava sulle sue spalle tutte le responsabilità e le ricchezze del suo padrone.
Tale fonte risale al XVI secolo ma, al posto del micio, troviamo una bellissima gattina frutto di un incantesimo: prima infatti era una fanciulla mutata in felino da una brutta e tremenda strega. Un’analoga storia si legge in una fiaba del 1697 scritta dalla baronessa d’Aulnoy, dove la micia, preda di un terribile maleficio, verrà poi uccisa per riprendere le sue sembianze di principessa.

E queste sono solo alcune delle leggende e miti sui gatti…

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